Impressionismo


L’IMPRESSIONISMO

L’impressionismo è un movimento pittorico francese che nasce intorno al 1860 a Parigi. È un movimento che deriva direttamente dal realismo, in quanto come questo si interessa soprattutto alla rappresentazione della realtà quotidiana. Ma, rispetto al realismo, non ne condivide l’impegno ideologico o politico: non si occupa dei problemi ma solo dei lati gradevoli della società del tempo. La grande rivoluzione dell’impressionismo è soprattutto la tecnica, anche se molta della sua fortuna presso il grande pubblico deriva dalla sua poetica. La tecnica impressionista nasce dalla scelta di rappresentare solo e soltanto la realtà sensibile. Evita qualsiasi riferimento alla costruzione ideale della realtà, per occuparsi solo dei fenomeni ottici della visione. E per far ciò cerca di riprodurre la sensazione ottica con la maggior fedeltà possibile.
Punti fondamentali del movimento impressionista:
  1. Il problema della luce e del colore
  2. La pittura en plein air
  3. L’esaltazione dell’attimo fuggente
  4. I soggetti urbani
Le rivoluzioni tecniche sul colore e sulla luce :
I colori posti su una tela agiscono sempre operando una sintesi: più i colori si mischiano e si sovrappongono, meno luce riflette il quadro. L’intento degli impressionisti è proprio evitare al minimo la perdita di luce riflessa, così da dare alle loro tele la stessa intensità visiva che si ottiene da una percezione diretta della realtà. Per far ciò adottano le seguenti tecniche:
1.  utilizzano solo colori puri;
2.  non diluiscono i colori per realizzare il chiaro-scuro, che     nelle loro tele è del tutto assente;
3.  per esaltare la sensazione luminosa accostano colori complementari;
4.  non usano mai il nero;
5.  anche le ombre sono colorate.
La pratica dell’en plain air
La pittura, così come concepita dagli impressionisti, era solo colore. Essi, pertanto, riducono, e in alcuni casi sopprimono del tutto, la pratica del disegno. Questa scelta esecutiva si accostava all’altra caratteristica di questo movimento: la realizzazioni dei quadri non negli atelier ma direttamente sul posto. È ciò che, con termine usuale, viene definito en plain air. Gli impressionisti avevano osservato che la luce è estremamente mutevole. Che, quindi, anche i colori erano soggetti a continue variazioni. E questa sensazione di mutevolezza è una delle sensazioni piacevoli della visione diretta che loro temevano si perdesse con una stesura troppo meditata dell’opera.
La poetica dell’attimo fuggente
La scelta dei pittori impressionisti, di rappresentare la realtà cogliendone le impressioni istantanee portò questo stile ad esaltare su tutto la sensazione dell’attimo fuggente. Secondo i pittori impressionisti la realtà muta continuamente di aspetto. La luce varia ad ogni istante, le cose si muovono spostandosi nello spazio: la visione di un momento è già diversa nel momento successivo. Tutto scorre. Nella pittura impressionista le immagini trasmettono sempre una sensazione di mobilità.
I soggetti urbani
Sul piano dei soggetti l’impressionismo si presenta con un’altra notevole caratteristica: quella di rappresentare principalmente gli spazi urbani. E lo fa con una evidente esaltazione della gradevolezza della vita in città. L’impressionismo è il primo movimento pittorico che ha un atteggiamento positivo nei confronti della città. E di una città in particolare: Parigi. La capitale francese, sul finire dell’Ottocento è la città più importante e gaudente d’Europa. In essa si raccolgono i maggiori intellettuali ed artisti, ci sono i maggiori teatri e locali di spettacolo, si trovano le cose più eleganti e alla moda, si possono godere di tutti i maggiori divertimenti del tempo.


OPERE ANALIZZATE

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1.Edouard Manet, La colazione sull'erba, 1863
Il quadro di Edouard Manet venne presentato al Salon del 1863. La giuria lo rifiutò. Proprio quell’anno gli artisti rifiutati al Salon furono ben 300. Napoleone III, per contenere le loro proteste, fece aprire un altro salone: il Salon dés Refusée. In esso venne esposto anche «La colazione sull’erba» di Manet. Ma, anche qui, le accoglienze del pubblico e della critica furono negative.Il quadro scandalizzava sia per il soggetto, sia per lo stile. In esso vi sono raffigurati, in primo piano, una donna completamente nuda che conversa con due uomini completamente vestiti. In secondo piano vi è una seconda donna che si sta bagnando in uno stagno. Non è il nudo della donna a scandalizzare, ma la sua rappresentazione troppo realistica in una situazione apparentemente quotidiana ma decisamente insolita. Ciò che in sostanza urta è che la nudità della donna rende volgare una conversazione tra normali borghesi. Il soggetto è solo un pretesto per evidenziare la modernità della sua pittura rispetto a quella del passato. Il contenuto del quadro di Manet è solo la novità tecnica della sua pittura. Ma ciò determinò un ulteriore sconcerto da parte del pubblico e della critica. La tecnica pittorica di Manet apparve decisamente poco elaborata e quasi rozza rispetto ai canoni della pittura accademica di quegli anni.


2. Edouard Manet, Olympia, 1863
L’altra grande realizzazione di Manet, nel 1863, fu il quadro raffigurante Olympia. Il quadro di Manet è realizzato con la stessa tecnica del contrasto cromatico e luministico, qui usato quasi con intento dimostrativo. «Olympia» è di maggior rottura che non la «Colazione sull’erba», anche per la voluta ambiguità dei passaggi tonali bianco su bianco e nero su nero che rendono difficile una immediata comprensione dell’immagine. La testa della serva e il gattino ai piedi della donna scompaiono quasi nella oscurità dello sfondo. Il bianco delle lenzuola viene rilevato con sovrapposizioni di pennellate grigie, mentre il corpo nudo della donna si presenta di un bianco uniforme, la cui piattezza è però compensata dalla ben calibrata posizione degli arti. È un esercizio di virtuosismo stilistico, in cui le piccole macchie di colore rosso e verde danno il punto di saturazione del tono luminoso in bilico tra il bianco-luce e il nero-oscurità. Anche questo quadro di Manet scandalizzò per il soggetto. Olympia, infatti, era una nota prostituta parigina che qui si mostra con una sfrontatezza decisamente volgare. Lo sguardo così diretto della donna, la sua posa, i particolari eccessivamente realistici, come le pantofole ai piedi, non permettono all’osservatore di trascendere la vera realtà di ciò che è rappresentato sul quadro.


3. Edouard Manet. Il bar delle Folies-Bergeres. 1881-82. Olio su tela. cm.96X130. Londra, Courtauld Institute of Art
In questa che è l’ultima opera importante realizzata de Manet, assistiamo ad una adesione piena allo stile impressionista, stile che il pittore aveva contribuito a far nascere, ma dal quale aveva sempre mantenuto le distanze. Il soggetto raffigura l’interno del bar delle Folies-Bergère, locale alla moda di Parigi. Lo spazio di rappresentazione è molto ristretto, comprendente appena il piano del bancone, e lo spazio retrostante in cui è raffigurata la cameriera Suzon, personaggio reale che Manet rappresenta in diversi quadri. L’effetto di grande spazialità è dato dal grande specchio sulla parete di fronte nel quale si riflette lo spazio dilatato del locale. Manet si concede ulteriori libertà di rappresentazione, venendo meno per la prima volta alla unicità del punto di vista. Nel riflesso dello specchio vediamo infatti a destra, molto decentrati, il riflesso della donna di spalle e il riflesso di un uomo che le sta di fronte. Questa visione non è possibile dal punto di vista frontale, e ci attesta come Manet, nei suoi ultimi quadri è ormai al superamento definitivo delle leggi della prospettiva, superamento che negli anni successivi sarà anche sperimentazione di Cezanne. Benché Manet anche in questo quadro resti fedele all’uso del colore nero, le abbreviazioni formali che vi introduce, insieme al gioco di luci e colori sapientemente ottenuti, lo portano a realizzare una delle più belle opere in assoluto dell’impressionismo.

4. Claude Monet, Impressione, sole nascente, 1872, olio su tela, 48x63cm, Parigi, Museo Marmottan
Realizzato da Claude Monet nel 1872 ed esposto al Salon del 1874, fu l’opera che diede il nome al movimento impressionista. Il termine Impressionismo viene infatti attribuito ironicamente dal critico d’arte Louis Leroy, proprio in quella occasione, vedendo l’opera di Monet. Il dipinto, realizzato en plein air, rappresenta il porto di Le Havre all'alba, come suggerito dal titolo stesso. Sullo sfondo appaiono delle navi mentre in primo piano c'è una barca di pescatori che sta tornando dalla pesca notturna. Nell'acqua si vede il riflesso del sole. Nell’opera non c’è traccia di disegni preparatori e il colore è dato direttamente sulla tela, con pennellate brevi e veloci. L’artista cerca di trasmettere le sensazioni provate durante l’osservazione dell’aurora non descrive la realtà che osserva ma cerca di rappresentare l’impressione di un attimo. L’uso giustapposto di colori caldi (rosso e arancio) e freddi (il verde e l’azzurro) rende il senso della nebbia del mattino.

5. Claude Monet, Cattedrale di Rouen, pieno sole, 1894, olio su tela, 107x73cm, Parigi, Museo d’Orsay

Nel 1894 Monet realizzò una serie di trenta tele dedicate alla facciata della cattedrale di Rouen. In queste tele ciò che l’artista cerca è la luce, e come essa riesce a modificare la percezione della realtà. Così egli rappresenta la cattedrale in diverse ore del giorno e con diverse condizioni atmosferiche, giungendo ogni volta a risultati pittorici diversi. La cattedrale a volte sembra smaterializzarsi, a volte si cristallizza in forme più salde, ma la luce ne modifica in ogni caso la percezione cromatica, così che la sua facciata cambia di colore a seconda dell’ora del giorno. L’insieme delle trenta tele è davvero impressionante e suggestivo, in quanto lo stesso oggetto dà luogo a trenta immagini differenti.

6. Claude Monet, Lo stagno delle ninfee, 1899, olio su tela, 89x93,5cm, Parigi, Museo d’Orsay
Claude Monet (1840-1926) è uno dei maggiori impressionisti di questo periodo. I paesaggi, i corsi d’acqua lo affascinarono sin dall’inizio della sua carriera artistica. A 43 anni decise di trasferirsi nella silenziosa campagna di Giverny, nel quale volle farsi costruire un giardino con un ponte di stile giapponese e con uno stagno in cui galleggiavano ninfee. Questo paesaggio era piuttosto suggestivo e dava al pittore molti stimoli per la realizzazione di nuovi quadri. Tra questi troviamo “Lo stagno delle ninfee” del 1899. Pennellate brevi,pastose e rapide descrivono questo paesaggio fatto d'acqua e di riflessi; un'immagine in apparenza fragile, perché è impossibile bloccarne il movimento, se non nel guizzante trascorrere di un istante. Tutto è parte di una massa informe colorata, non vi è nulla di ben definito. Infatti non esiste la linea di contorno e il colore che è distribuito, con pennellate sicure e rapide, a tratti mette in luce la consistenza delle cose. Nel quadro le tonalità sono modulate su accordi cromatici squillanti. I pigmenti rosso-violacei si mescolano ai verdi ed ai gialli.

7. Claude Monet. La Grenouillere. Olio su tela, cm. 79X99. New York, Metropolitan Museum.
L'opera, dipinta da Monet nel 1869, appartiene all'estate in cui l'artista lavora insieme a Renoir. I due pittori si trasferiscono in una casetta a Saint Michel, vicino Parigi e dipingono gli stessi soggetti.
In questo caso, hanno fissato i loro cavalletti uno a fianco all'altro, di fronte a un ristorante chiamato "La Grenouillere", che significa Stagno delle rane. Le due vedute condividono la volontà di cogliere il momento visivo e gli effetti della luce, ma si distinguono per interpretazione e stile pittorico. Nella Grenouillere vista da Monet si nota che l'inquadratura è spostata qualche metro più a sinistra rispetto a Renoir. Si riconosce che il posto è lo stesso, c'è il ponticello, le cabine a sinistra, lo stesso orizzonte. Ma la visione è diversa. La pennellata di Monet è più carica di colore, non è diluita come quella di Renoir, ha un tratto più ampio e corposo. Si nota un temperamento diverso, anche se il soggetto è lo stesso, come pure l'intenzione di cogliere l'effetto percettivo del movimento dell'acqua, il gioco di luci e riflessi, il senso di instabilità della superficie mobile ondulata dell'acqua.

8. Pierre Auguste Renoir. La Grenouillère. Olio su tela. 1869. 66 x 81 cm: Stoccolma, National Museum
La Grenouillere vista da Renoir è un quadro di dimensioni un po' più piccole di quello di Monet, ed è conservato a Stoccolma. Osservando i dettagli si notano: il ponticello, le cabine a sinistra, l'albero al centro, il proseguire del fiume verso l'orizzonte. La pennellata di Renoir è molto leggera, trasparente, soprattutto sullo sfondo, dove tende a filacciarsi e forma tante linee sottili. C'è un forte effetto atmosferico, di movimento d'aria e di vibrazione sulla superficie della tela. Anche le figure sono costruite con piccoli tocchi molto liquidi e animati.

9. Pierre Auguste Renoir. Bal au Moulin de la Galette, Olio su tela. 1876-1884, 131 x 175 cm, Museo d'Orsay , Parigi.
Il Moulin de la Galette era un locale popolare di Montmartre dove si andava a ballare all’aperto. Molti dei personaggi raffigurati sono amici del pittore. Tutto il quadro è pervaso da una sensazione rilassata e tranquilla. Le persone sono tutte sorridenti. Sono protetti da una ombra fresca che riflette su di loro una luce chiara ma non accecante. La sua pennellata, in questo quadro, non è il solito tocco virgolettato ma si allunga in un andamento sinuoso e filamentoso. Per via dell'assenza quasi totale del disegno, il colore ha il compito di rendere il movimento, le ombre e i riflessi. Si può notare infatti come gli abiti delle signore spicchino su quelli maschili per variazioni di tonalità, o come i raggi del sole filtrino dalla chioma degli alberi formando chiazze di luce sui festeggianti. Non esiste un soggetto principale, e i gruppi di persone contribuiscono a creare la profondità prospettica della scena. L'ambientazione sembra quasi surreale: i danzatori sembrano volteggiare nell'aria, i lampadari sembrano pendere dal cielo.

10. Edgar Degas, L'Assenzio, 1875/1876. Olio su tela, 92x68 cm. Parigi, Musée d'Orsay.
La scena di questo quadro è ambientata in un bar. Nel quadro sono raffigurate due persone. Si tratta di due amici di Degas. La donna è l’attrice Ellen Andrée, l’uomo è l’incisore Marcellin Desboutin. Il titolo del quadro si riferisce ad un liquore diffuso in Francia: l’assenzio. Esso è nel bicchiere che la donna ha davanti a sé. Il quadro ha un senso cupo, differente dalla leggerezza della gran parte dei quadri impressionisti. Il pittore, più che indagare sull’istante della visione ottica, cerca di cogliere un istante di sensazione psicologica. Le due persone nel bar sono vicine ma si ignorano completamente. La solitudine della donna viene accentuata proprio dal bicchiere che ha innanzi. La donna ha lo sguardo perso nel vuoto, l’uomo è una vicinanza che non le dà compagnia, beve da sola: è l’immagine stessa della solitudine. Ciò che risulta tipico della pittura di Degas è questo taglio insolito, che sembra decisamente la inquadratura, a distanza ravvicinata, di una macchina fotografica. Sul tavolino in primo piano c’è un archetto per suonare il violino. Se ne deduce che nella scena c’è un terzo personaggio e che ha il punto di vista del pittore. Un musicista, probabilmente, che sta guardando la donna che beve e l’uomo che fuma.

11. Edgar Degas, La lezione di ballo, 1873/1875. Olio su tela, 85x75 cm. Parigi, Musée d'Orsay.
L’artista rappresenta il momento in cui una ballerina sta provando dei passi di danza sotto l’occhio vigile del maestro mentre le altre ragazze, disposte in semicerchio, osservano attendendo a loro volta il proprio turno di prova. Il taglio che da il pittore al dipinto è di tipo fotografico,è come un’istantanea in cui alcune figure risultano fuoriuscire dall’inquadratura. I gesti delle ballerine sono studiati con attenzione. La ragazza seduta sul pianoforte si sta grattando la schiena; l’altra di spalle sta facendosi aria con un ventaglio; un’altra si aggiusta un orecchino mentre l’altra aggiusta l’acconciatura. Degas riesce a ricostruire l’atmosfera della sala con raffinatezza evidenziando le linee del pavimento e il colore delle pareti esalando il colore bianco degli abiti delle ballerine.






























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